Marchigiano di Pesaro, classe 1983, proveniente da una famiglia di ristoratori e con una chiarissima idea di quale sarebbe stato il suo futuro. «non c’è stato un momento preciso in cui ho detto: “Faccio il cuoco”. Perché, essendo cresciuto tra pentole e fornelli, per me è stato un percorso spontaneo. Ricordo il profumo straordinario della pasta fresca fatta in casa. Era magico vedere la nonna e la mamma lavorarla con le mani. C’era amore in quello che facevano, c’era emozione», un vero e proprio imprinting. Il suo primo maestro è stato Paolo Teverini, a Bagno di Romagna, nell'entroterra quasi al confine con la Toscana, dove poi è ritornato per aprire il suo ristorante, poi all’estero, a Londra. Fondamentale l'esperienza successiva, tornato in Italia: a fianco di Paolo Lopriore a Il Canto di Siena, dal 2008 al 2012.  Gorini è considerato ancor oggi l'allievo loprioriano per eccellenza. Nello stesso 2012, passato a lavorare con Francesco Bracali, ottiene i primi riconoscimenti. Nel 2013 è chiamato a Le Giare di Montiano, di nuovo in Romagna; il patron Claudio Amadori scommette su di lui, facendolo diventare lo chef. Ne seguono quattro anni intensi e fortunati. Nel settembre del 2017 torna a Bagno di Romagna, in frazione San Piero: vi apre con la moglie Sara Silvani il DaGorini, dove è chef-patron. Nel 2019 la prima stella Michelin. Da lì sottolinea in modo ancora più netto l’importanza della materia prima e della vicinanza al territorio. “Esperienza, volontà, preparazione e coincidenze fortunate. Credo sia questo il riassunto della mia vita professionale”.